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La mastectomia non è sempre la stessa

By : on : May 28, 2017 comments : (Comments Off on La mastectomia non è sempre la stessa)

Mastectomia è il termine che si usa per l’intervento chirurgico che toglie tutta la ghiandola mammaria, cioè “tutto il seno”. Non esiste una sola tecnica: il chirurgo senologo decide di volta in volta quale adottare nel caso specifico della donna che ha di fronte.

La tecnica più vecchia e purtroppo mutilante è la mastectomia secondo Halsted (mastectomia radicale), che per fortuna nell’assoluta maggioranza dei casi oggi non è più necessaria: asporta tutto il seno e un’ampia parte della pelle e il muscolo pettorale sotto la ghiandola mammaria. Se si considera che nell’esecuzione di una mastectomia Halsted spesso di asportano anche tutti i linfonodi ascellari potete immaginare quale sia il risultato estetico e funzionale. Non si tratta certo di un “crimine medico” ma di una necessità, visto per molti decenni l’unico modo per tentare di guarire le donne con il tumore al seno è stato operare con il massimo della radicalità possibile.

Nel tempo, il miglioramento delle tecniche di chirurgia e soprattutto il successo degli studi conservativi di Umberto Veronesi e della sua equipe (di cui ho sempre fatto parte, fino a oggi) hanno permesso di ridurre la mutilazione anche nella mastectomia. Con la tecnica Patey, mastectomia radicale modificata, non si sacrifica più il muscolo pettorale e la quantità di pelle asportata è molto inferiore. Non togliere il muscolo pettorale e scegliere l’incisione più adatta consente una buona ricostruzione cosmetica: per questo il chirurgo senologo lavora insieme al chirurgo plastico nelle due fasi del trattamento (fase oncologica che spetta al chirurgo senologo, e fase ricostruttiva che spetta al chirurgo plastico).

Ma l’evoluzione della mastectomia è andata molto più in là: uno dei più grandi problemi estetici quando si deve asportare il seno è l’assenza del capezzolo dopo l’intervento, così all’Istituto Europeo di Oncologia IEO abbiamo messo a punto una tecnica che abbiamo chiamato “nipple sparing” perché permette, in determinate e rigorose condizioni, di non togliere il complesso areola-capezzolo. Se areola e capezzolo non sono coinvolta dalla malattia neanche in modo microscopico e se il tumore o la lesione precancerosa non è troppo vicina a quell’area, è possibile conservala con ottimo impatto sul risultato estetico.

La mastectomia che risparmia ampie porzioni di pelle, detta “skin sparing”, è la metodica di scelta o comunque quella che si desidera usare nella maggioranza delle donne che devono sottoporsi a questo intervento per l’asportazione del seno.

C’è poi la mastectomia sottocutanea, che risparmia del tutto la pelle e il capezzolo e toglie la totalità della ghiandola mammaria: per lo più si tratta di un intervento preventivo eseguito in donne con mutazione genetica (BRCA1 o BRCA2), e in IEO si può eseguire anche con il robot (nell’ambito di uno studio clinico).

Il trenta per cento circa delle donne con tumore o precancerosi al seno deve ricevere una mastectomia. La scelta della tecnica dipende dalla singola situazione, ma è importantissimo che insieme alla mastectomia sia sempre garantita l’adeguata ricostruzione con chirurgia plastica: solo così si ottiene la vera eccellenza nella cura.

alberto

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